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Centro Asteria (MI) - Mostra fotografica "Faglie emotive" di Boutrit, Greenberg, Marin e Tartaglia
Di mauro (del 09/02/2006 @ 01:27:50, in Mostre, linkato 1245 volte)

FAGLIE EMOTIVE

10 Marzo - 5 Aprile '06

 

Fotografie di 

Marianne Boutrit - Idit Greenberg - Sonia Marin - Daniela Tartaglia

a cura di Marianne Boutrit

 

Presso il Centro Asteria (Milano)

in collaborazione con l’Accademia musicale TEMA

 

Dal 10 Marzo e fino al 5 Aprile, il centro Asteria di Milano, ospita la mostra "faglie emotive“.

"In questa mostra, quattro fotografe di rara intensita' emotiva, utilizzano la metafora visiva per indagare e visualizzare la ricchezza del loro vissuto interiore. Rivelando, con una forza espressiva degna di fotografi di fama internazionale, intuizioni e sensazioni complesse ed originali.

Le immagini aprono infatti, attraverso la metafora, il mondo intenso, delicato ed intimo di ognuno di noi.

Ogni autrice parla della vita stessa. La scelta della metafora cambia, ma le radici della ricerca individuale accomunano queste quattro fotografe per onesta', intensita' e forza rivelatrice". (testo di Edward Rozzo). 

 

INAUGURAZIONE: 10 Marzo 2006

Centro Asteria - Milano

Viale G. da Cermenate 2 - ingresso Piazza Carrara 17.1

Apertura mostra a termine concerto - ore 22 circa - ingresso gratuito

 

Precede l'inaugurazione : “La Musica habla español” 

concerto organizzato dall’Accademia musicale TEMA

Inizio concerto ore 21 - ingresso a pagamento

 

Angoscia, Intimità, Fantasia e Segreti di Edward ROZZO

Scoperchiando l’intensità della metafora femminile

 

 

Nel famoso saggio “Una questione di sguardi”, John Berger ha rilevato come, attraverso i secoli, la storia dell’arte non fosse nient’altro che una visione maschilista del mondo. Come la Storia scritta, il punto di vista maschile aveva condizionato totalmente la nostra comprensione. I significati culturali e artistici si sono così rivelati una gerarchia di valori espressi per sostenere una visione di potere, ricchezza e supremazia sull’altra metà del cielo silenziosa, servile e oggetto permanente del nostro desiderio. Lo sguardo femminile era utilizzato semplicemente e sempre per confermare e sostenere la condizione femminile, stabilità come oggetto di desiderio.

 

In questa mostra, quattro fotografe di rara intensità emotiva, utilizzano la metafora visiva per indagare e visualizzare la ricchezza del loro vissuto interiore. Rivelando, con un’intensità espressiva degna di fotografi di fama internazionale, intuizioni e sensazioni complesse e originali.

 

Ma la questione di sguardo rimane sempre un ostacolo da rimuovere e una volta acquisita l’apertura mentale necessaria per capire una visione del mondo non prettamente maschile, rimane la questione ideologica legata alla visione della fotografia. L’abitudine di riconoscere il soggetto di un’immagine e legarlo immediatamente al suo significato verbale è un’abitudine riduttiva che induce spesso il visitatore (o la visitatrice) a sorvolare sulle immagini, riducendo le fotografie ad una serie di soggetti più o meno riconoscibili. La forza descrittiva di ogni immagine fotografica prevale su ogni ulteriore riflessione, esattamente come la lettura di qualsiasi rivista usa e getta. Ma il soggetto di queste immagini è molto più complesso e prezioso di una mera riproduzione fedele del paesaggio o di un evento riconducibile all’attualità politica o ideologica e queste immagini sono degne di una riflessione personale e intellettuale molto più profonda.

 

Le immagini di queste autrici aprono, attraverso la metafora, il mondo intenso, delicato e intimo di ognuno di noi. Ogni autrice parla della vita stessa. La scelta della metafora cambia, ma le radici della ricerca individuale accomunano queste quattro fotografe per onestà, intensità e forza rivelatrice. Le immagini, per fortuna, non ‘raccontano’ il loro soggetto in maniera retorica o con gesti poetici autocompiaciuti. No. Questa non è una mostra di quattro dilettanti che scoprono la fotografia. Le immagini sono la seria riflessione interiore di ogni artista che contempla la complessità del vivere attraverso un’indagine visiva. Una costante ricerca che si ripete anno dopo anno e che permette una maturazione sia nella visione espressiva che nella profondità raggiunta.

 

Marianne Boutrit, Idit Greenberg, Sonia Marin e Daniela Tartaglia sono nomi poco conosciuti. In questo mondo contemporaneo, post-modern, post-Hollywoodiano, la fama di ogni autore diventa sinonimo dell’importanza del suo lavoro. Viviamo in un mondo talmente ricco di offerta culturale, di informazione e di narcisismo sfrenato che se un nome non è legato ad un’istituzione, o ad uno sponsor di grande rilievo, ci mancano gli strumenti per valutare se il loro operato sia degno di nota, tantomeno di una visita fuori città, in un luogo frequentato da suore e bambini. Ma questa mostra merita più di una visita. E il merito resta dentro le immagini di queste quattro fotografe che offrono, ciascuna, una chiave di lettura della vita interiore di ognuno di noi.


 

 

BIOGRAFIE                                     

Marianne Boutrit

1965, Nancy (Francia).

 

Marianne Boutrit ha completato i suoi studi all’Ecole Nationale Louis Lumière di Parigi prima di trasferirsi in Italia. Ha cominciato la sua attività a Firenze lavorando in studi fotografici di pubblicità e moda. Trasferitasi a Milano agli inizi degli anni 90, si è specializzata nello still life per la pubblicità e l’industria. Contemporaneamente ha sviluppato il suo linguaggio nell’ambito della narrazione fotografica. Ha affrontato il tema della  rappresentazione della vita interiore attraverso una serie di immagini, Ferite naturali ,  che l’ha portata a partecipare a mostre sia personali che collettive.

Dal 1996  è docente di Tecnica di camera oscura all’Istituto Europeo di Design di Milano.

 

 

Idit Greenberg

1965, Tel-Aviv (Israele)

 

Nel 1986 si trasferisce a  Milano dove si diploma alla  scuola  di fotografia del Centro  Formazione Professionale  della   Regione  Lombardia "Riccardo Bauer" (ex "Umanitaria").

Nel 1988 inizia  l’attività  di fotografa free-lance realizzando redazionali  per numerose testate di  moda . Affianca  al suo lavoro professionale una costante ricerca personale che la porta a partecipare  a diverse mostre personali e collettive. Il suo lavoro fa parte della collezione permanente della  “ Andrea Meislin Gallery” di New York. Dal 2001 vive in  Israele dove insegna  fotografia  alla “Bezalel Academy of Art and Design” di Gerusalemme.

 

 

Sonia Marin

1971, Padova

 

Vive a Milano dal 1989, dove accanto all’attività professionale di fotografa freelance, coltiva anche quella di autrice. Da sette anni collabora con l’Istituto Europeo di Design in qualità di Docente del Dipartimento di Fotografia; dal 1994 lavora nel campo della fotografia pubblicitaria - still-life - realizzando redazionali per numerose testate e collaborando con importanti aziende nel settore della moda e dell’arredamento.Si distingue come Relatore nella sezione “Fotografia Pubblicitaria” alla 6° edizione della Convention Internazionale Orvieto Fotografia 2004

 

 

Daniela Tartaglia

1954,  Forte dei Marmi

 

Si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta e da allora ha cercato sempre di  affiancare alla ricerca personale la passione per la storia e le problematiche filosofico-culturali mutuate dai suoi studi universitari.

Collabora da anni con le più note case editrici italiane in qualità di ricercatrice iconografica e  parallelamente svolge attività didattica come insegnante di fotografia.

 Negli anni Novanta ha lavorato al progetto di catalogazione del patrimonio fotografico del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze e alla realizzazione del sistema di catalogazione “Alinari 2000-Save our memory”.

Ha pubblicato inoltre la sua consistente ricerca fotografica nei volumi “Appartenenze” (Art&, Udine, 1998) e "Assoluto Naturale" (Arti Grafiche Friulane, Udine, 2005)