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FOTOGRAFIA TECNICA E SCIENTIFICA Di Roberto Piero Ottavi
Di mauro (del 19/02/2005 @ 09:34:30, in Leica, linkato 1725 volte)

FOTOGRAFIA TECNICA E SCIENTIFICA

Di Roberto Piero Ottavi

Dal Leicaforum (http://www.leica-italia.it/cgi-bin/forum/elenco.asp?page=2&order= ) in vari capitoli (ognuno con il suo riferimento)

Capitolo Secondo

http://www.leica-italia.it/cgi-bin/forum/oggetto.asp?id=3808&ins=1

Avevo iniziato questa modesta trattazione partendo dal 1928 e percorrendo per sommi capi la produzione fino al 1938 o giù di lì parlando dei sistemi meccanico-ottici per realizzare foto documentativa raccicinata.
Leitz aveva già prodotto nel 1931 , andando un pò in controcorrente con i propri principi , determinati set di lenti addizionali da impiegare utilizzando piccoli e leggeri stativi con zampette regolabili , controcorrente perchè l'aggiunta di un elemento esterno all'ottica ne alterava leggermente le caratteristiche ed introduceva inevitabilmente distorsioni ed aberrazioni che Leitz vedeva da sempre come.... l'aceto negli occhi.
Anche se probabilmente "a denti stretti" produsse e mise in commercio set di lenti aggiuntive che , avvitate sull'Elmar che era e restava l'obiettivo cavallo di battaglia delle officine di Wetzlar , ne riducevano la messa a fuoco e permettevano di inquadrare con precisione i documenti da riprodurre.
Ho detto "documenti" perchè i sistemi di supporto con le quattro zampette regolabili erano ovviamente destinati alla riproduzione piana e i sistemi erano costituiti da un anello che si bloccava sull'ottica per mezzo di un perno filettato laterale zigrinato ma potevano anche essere utilizzati montando il collare sulla fotocamera ed avvitando l'ottica su quest'ultimo.
Il collare fungeva allora da tubo di prolunga ed i rapporti di ingrandimento ovviamente cambiavano.
Nei cataloghi di Wetzlar i sistemi con le zampette erano descritti come utilizzabili anche a mano libera per riprese di fiori o piccoli insetti ma , secondo me , la posizione esatta del piano focale non risultava certamente agevole e , considerata la sempre troppo ridotta profondità di campo presente , erano più gli scatti fuori fuoco di quelli corretti.
Va notato che , ogni tanto vale la pena di ricordarlo , eravamo agli inizi degli anni trenta.... ed in Leitz si era progettato un sistema di messa a fuoco ravvicinata con delimitazione fisica del campo inquadrato che ritroveremo , trent'anni più tardi , come soluzione unica ed estremamente pratica per la fotografia subacquea ravvicinata .
Tra gli accessori della storica Calypso-Nikkor divenuta poi Nikonos il sistema proposto in una unica soluzione , tubo di prolunga-cornice in filo metallico , non è che la rivisitazione di quanto si pensò a Wetzlar molti anni prima. Fine della considerazione.
Sulla parte frontale dell'anello erano ricavati 4 fori filettati nei quali si avvitavano le zampette che , intelligentemente , una volta posate sul documento da riprodurre , delimitavano con precisione il campo inquadrato ed automaticamente permettevano di inquadrare con perfetta ortogonalità.
Per la prima volta compare nella produzione di accessori Leitz il "codice colori" nel senso che sulle zampette telescopiche le tacche di riferimento erano verniciate in colore differente e quindi erano , come dicono gli Americani , "idiot proof" e cioè a prova di stupido ed avevano un preciso riferimento non con la distanza ma con il rapporto di riproduzione.
I sistemi si chiamavano:
BEVOR (1931) dispositivo per riproduzione destinato ad essere usato con l'Elmar e l'Hektor 5 cm.
Le astine riportavano 3 differenti tacche corrispondenti alle tre posizioni nelle quali , con l'ottica posizionata sull'infinito , si potevano inquadrare diversi campi e più precisamente:
Applicando la lente addizionale n.1 il campo inquadrato era di cm.14x21 , con la lente n.2 diventava di cm.11x16 e con la lente n.3 di cm.8,7x13
BETAB (1933) set di 4 zampette destinata al BEVOR che permetteva di allargare il campo inquadrato a cm. 32x21,5.
BEOOY (1935) sostituì il vecchio BEVOR per uniformarsi al nuovo Summar 5 cm che richiedeva una compensazione differente dall'Elmar e dall'Hektor e le astine riportavano , sempre untilizzando il codice colori , posizioni diverse a seconda che si impiegasse l'accessorio con il Summar o con le altre due.
BEKUR (1931) set di tre tubi di prolunga che servivano quando , utilizzando l'Elmar 3,5 cm , si volevano spingere i rapporti di riproduzione fino a 1:3.
Sui tubi erano riportati i valori del rapporto di riproduzione e le astine in corredo riportavano anch'esse le indicazioni relative ai rapporti 1:1,5-1:2-1:3.
BEMAR (1933) identico al BEKUR ma per impiego con l'Elmar 5 cm.
BESOT (1935) identico al BEKUR ma per impiego con il Summar 5 cm.
BEHOO (1935) nuovo modello che resterà in produzione fino al 1959
Tutti i sistemi elencati non prevedevano ovviamente l'utilizzo del telemetro (che in effetti non serviva visti i rapporti di riproduzione fissi che quindi non richiedevano una messa a fuoco manuale) e questo costituiva una limitazione nella ricerca di quella perfezione che a Wetzlar doveva essere alla base di tutta la produzione.
Molti utilizzatori si lamentavano di questa limitazione : portarsi dietro anelli , zampette e lenti addizionali non era certamente agevole per il fotografo naturalista o anche più semplicemente per colui che volesse avvicinarsi al soggetto un pò di più del metro concesso dall'Elmar o dal Summar.
Il Summar 5 cm. inoltre si prestava particolarmente alle riprese ravvicinate e questo spinse Leitz a produrre uno degli accessori secondo me forse più "mentalmente complicati" dell'epoca.
Era destinato ad "accorciare" la distanza di messa a fuoco del Summar e dell'Elmar e l'ufficio progetti di Wetzlar si trovò a dover risolvere contemporaneamente sia l'aumento del tiraggio , sia il funzionamento del telemetro a coincidenza sia la correzione della parallasse che spingendosi a distanze così brevi diventava un ostacolo non indifferente.
Risolsero il problema costruendo il NOOKY , un accessorio geniale e che...... incredibilmente , funzionava a meraviglia.
Si trattava di un anello provvisto di un occhialino con una lente che si andava a posizionare davanti alla finestrella tonda del telemetro e ne accomodava la collimazione a distanza ravvicinata. Il problema del telemetro era stato risolto.
Il campo inquadrato variava , a seconda della regolazione della distanza sull'ottica , da 15x22,5 cm (ottica su 1 metro) a 32x63 cm (ottica all'infinito) e cioè permetteva rapporti di riproduzione che andavano da 1:6,3 a 1:17,5 con controllo continuo della messa a fuoco sul telemetro.
Ora c'era il problema della correzione della parallasse ed è qui che i cervelli di Wetzlar superarono , a mio parere , sè stessi perchè questa è la parte più "genialmente complicata" ed era costituita dalla cornice mobile che andava a posizionarsi davanti alla finestra rettangolare dell'oculare.
Questa cornice , costituita da una parte fissa esterna ed una mobile interna , si spostava impercettibilmente in diagonale , in modo solidale e senza soluzione di continuità con l'escursione dell'obiettivo per mezzo di una camma eccentrica invisibile e l'occhio vedeva esattamente quanto inquadrato.
Si avvitava sul bocchettone filettato 39x1 della fotocamera e l'obiettivo si fissava sul congegno non utilizzando la normale filettatura di fissaggio ma le tre camme interne che normalmente venivano utilizzate per bloccare l'ottica (collassabile) nella sua posizione di lavoro.
Fu prodotto per impiego con l'Elmar (NOOKY) e per utilizzo con il Summar (NOOKY HESUM) perchè , come detto più sopra , quest'ultimo pur essendo di pari lunghezza focale necessitava di una leggera correzione alle brevi distanze.
Il seguito alla prossima puntata.
Rpo