%> dBlog - Lensless ?
 

La luce e il tempo sono propriamente le due materie prime di cui è fatta ogni fotografia.

Scianna

Cerca per parola chiave
 


Titolo
Agfa (2)
Alpa (3)
Argus (1)
Canon (101)
Casio (8)
Concorsi Fotografici (111)
Contax (3)
Epson (18)
FOTOgraphia (23)
Foveon (1)
Fujifilm (20)
Hasselblad (9)
HP (2)
Immagini (5)
Incontri (119)
Jenoptik (1)
Kodak (24)
Konika Minolta (26)
Kyocera (6)
Leica (81)
Libri (25)
Link (40)
Mail-Art (4)
Mamya (7)
Minox (9)
Mostre (367)
Nikon (110)
Olympus (71)
Panasonic (6)
Pentax (53)
PhaseONE (2)
PinHole (16)
Plustek (1)
Polaroid (13)
Praktica (4)
Promozioni (6)
Ricoh (5)
Rollei (7)
Samsung (2)
Sanyo (1)
Sharp (1)
Sigma (18)
Sinar (2)
Software (71)
Sony (10)
Tamron (5)
Tutorial (11)
Varie (247)
Vivitar (1)
Voigtlander (7)
WorkShop (71)
ZEISS (11)

Catalogati per mese:
Febbraio 2004
Marzo 2004
Aprile 2004
Maggio 2004
Giugno 2004
Luglio 2004
Agosto 2004
Settembre 2004
Ottobre 2004
Novembre 2004
Dicembre 2004
Gennaio 2005
Febbraio 2005
Marzo 2005
Aprile 2005
Maggio 2005
Giugno 2005
Luglio 2005
Agosto 2005
Settembre 2005
Ottobre 2005
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
Good things always m...
04/12/2010 @ 02:47:46
Di coach stores
prima ancora di sceg...
04/12/2010 @ 01:23:27
Di air jordans
You don’t give the p...
02/12/2010 @ 07:34:18
Di Air Jordan 3

Titolo
_____________________


Se vuoi sapere qualche cosa di piu' su tutte queste riviste o vuoi esprimere la tua opinione clicca QUI

Titolo

_


PhotoBIT - Sito Eccellente all'Italian Web Awards 2004


Vedi tutte le promozioni

Tutorial

Esposimetro e grigio-medio
La Composizione Fotografica
Conversione in B/N
Uso e calibrazione dell’esposimetro kiev 88
Problemi di avanzamento frame con Kiev 88 (parte in inglese)
Fotografia Stenopeica o Pinhole
Fotografare senza esposimetro
Grazie a Marco Scarpelli ora anche il manuale della Kiev88 e la guida a cosa fare e non fare con la russa.

Non siete ancora stanchi? Leggete:LEICA REFLEX: Luci e ombre di una principessa che non divenne regina.” , " LEICA M la saga senza fine" i fondamentali scritti su leica di Sante Castignani ora arricchiti da un nuovo articolo sulle ottiche Voigtlander: "Voigtlander al Microscopio".

"Le ottiche EF Autofocus di Canon" di Pino Caprio

Aggiungo qualche risorsa anche per i felici possassori della HOLGA
Da Lomography: Manuale Italiano ed utilizzo di film 35mm.
Da Polaroid: Rendere piu’ luminosa la holga, concise, Holder instructions + Piu’ qualche mia disavventura con i film tipo 80 di polaroid - Manuale della LOMO LC-A in inglese - sempre in inglese potete trovare qui i manuali della gloriosa polaroid SX70 e della Automatic Land Camera 250 questa selezione fa parte del sito orphan cameras sul quale potete trovare davvero tanti libretti di istruzione per tutti i gusti. Ovviamente e' giusto ricordare anche il link ufficiale Polaroid dove trovare alcuni manuali. Segnalo ancora sempre per gli appassionati polaroid il video edito da Freestyle (trovate il link sotto) sulla realizzazione di un Polaroid Image Transfer ed uno sulla manipolazione delle polaroid SX-70 (Purtroppo Polaroid ha annunciato la chiusura della produzione di film SX-70, per chi vuole provare questa tecnica occorre affrettarsi e ricordate che non e' necessaria una Camera Sx-70 ma se posizionate un filtro neutro +2 stop davanti all'esposimetro potete usare i film Sx-70 anche su normali camere 600!!!!!).

E poi ancora:


Link Fotografia:

Fotografia e Informazione
Lens Performance
Lens Performance RAW Data
FreeStyle
Holga.net
ItalSystem.it
Roberto Piero Ottavi
Mauro Fiorese
Gruppo Polaser
Maurizio Galimberti
Paolo Gioli
Massimo Stefanutti
FotoInScatola
Fotografia Anni 30
Gruppo Rodolfo Namias
Polanoid
h0lg4
Found photography
Guida Usato Fotografico

d.r.fotografia - black'n white photography
TuttoFoto
9Cento
Fotomatica
LINK



Ci sono 303 persone collegate


 

...

Design by

Roberto Marone

powered by dBlog CMS ® Open Source

\\ Home di PhotoBIT : Articolo
Lensless ?
Di mauro (del 21/02/2007 @ 07:26:32, in PinHole, linkato 1439 volte)

Lensless ?


La forma interrogativa è d’obbligo: c’è una effettiva e concreta ragione per fotografare con uno stenopeico (e cioè senza l’obiettivo o, meglio, le lenti) invece che con una normale macchina fotografica, analogica o digitale che sia?

Una delle risposte più comuni a questa domanda fa espresso riferimento alla c.d. pratica stenopeica e cioè ad una sorta di “ rito “ , variamente identificato (senza voler esser esaustivi) con la particolarità della macchina utilizzata, dalla pretesa antitecnologicità del mezzo, da un situazione di lentezza nel fotografare in opposizione ad una velocità nell’ordinario mezzo usato (soprattutto se digitale), alla necessità di operare con un processo manuale di ripresa complicato e laborioso, ecc.

Pochi riflettono - prima di tutto - sulla struttura tecnologica di una macchina stenopeica e assolutamente nessuno mette in rilievo come lo stenopeico (intendo il solo foro) abbia una propria caratterizzazione prima naturale e poi simbolica.

In fondo si tratta solo di un piccolissimo buco analogo a tanti altri esistenti in natura o artificialmente creati: da quelli nelle rocce a quello della serratura.

Ma, nella pratica sociale, “guardare dal buco“ ha un preciso significato voyeuristico , del tutto analogo a quello individuato da certa saggistica in relazione all’atto fotografico: in fondo guardare nel mirino della macchina fotografica è spiare qualcosa o qualcuno, esercitare un controllo o interferire sul mondo circostante.

Ma chi utilizza questo infinitesimale foro sa che questo passaggio (guardare attraverso il buco) è totalmente assente: per definizione (e per concreta applicazione pratica) la macchina è senza mirino e nel foro non si guarda dentro. Si può applicare una sorta di mirino alla macchina (un pezzo di ferro rettangolare o quadrato ben studiato in relazione alla focale) ma non si ottiene il medesimo risultato in quanto serve, al massimo, solo per delimitare approssimativamente i confini dell’immagine.

Per cui, alla fine, il fotografo stenopeico è un sorta di voyeur senza limiti nel senso che deve guardare tutto quanto sta davanti alla macchina e nello stesso tempo non vede nulla di quello che la macchina (rectius: il foro) registra visivamente.

La situazione è curiosa, ma forse una delle (tante) possibilità creative di questa pratica risiede proprio nella discrasia tra quanto guardato e quanto visto.

Spesso il risultato finale non è quello immaginato o sperato (uso questi termini con cognizione di causa).

L’immagine finale contiene, molte volte, più di quanto ci si immaginasse anche se, spesso, ha molto meno di quanto si volesse: un’ottima applicazione dell’inconscio tecnologico, secondo il pensiero di Franco Vaccari.

E ciò con buona pace di tutti coloro che credono nella assoluta e perfetta previsualizzazione dell’immagine: concetto ora ancor più smentito dalle fotocamere digitali (quanto meno quelle compatte in uso alla maggior parte del popolo fotografico) nelle quali “si guarda e si vede“ direttamente in un piccolo schermo ma, in concreto, non si pre-visualizza alcunché in quanto l’immagine è in movimento e non ferma; in sintesi, si post-visualizza.

Il foro, applicato alla macchina, per l’assenza di una struttura di mediazione (la lente) che dia forma compiuta (organizzazione) a quanto c’è davanti a sé, risolve la realtà in una rappresentazione simbolica ed oscura, dove il buio staziona in periferia e convoglia la luce nell’area centrale dell’immagine.

L’assenza della mediazione dovuta dalla lente inibisce all’immagine la fruizione di una serie di strutture formali - che ci si attenderebbe ritrovare una normale fotografia - prima di tutto la messa a fuoco.

E non solo: la prospettiva non è più quella del Brunelleschi, l’ampiezza della focale non è più riconoscibile, le masse hanno rapporti inconosciuti, le proporzioni delle cose all’interno dell’immagine sono assolutamente incongrue, la riconoscibilità del soggetto rasenta sovente il paradosso ed il senso di spaesamento è fortemente marcato.

Tutto questo costituisce un punto di forza dell’immagine ottenuta e l’analisi non può essere condotta con certi parametri estetici.

Ne consegue, alla fine, come questo particolare fotografo debba trasferire le proprie capacità dal piano dalla visualizzazione (o anche dalla pre o postvisualizzazione) a quello dell’empatia.

Il termine non viene detto a caso e significa individuazione affettiva con altra persona e cosa e chiama subito una domanda: quale poetica può perseguire - in tale situazione - questo fotografo al momento dello scatto ?

L’esame del lavoro dei fotografi che hanno espongono il loro lavoro nella rete (alla data attuale non vi sono che un centinaio di siti ) rivela una strenua ricerca di un c.d. spazio stenopeico.

Ogni fotografo è, in primo luogo, legato indissolubilmente al particolare tipo di macchina usata: il più delle volte si tratta di macchine autocostruite (dalle lattine del caffé al lego, al legno, tutto è convertibile in un efficiente strumento di ripresa ) ma ne circolano anche di un’estrema raffinatezza estetica e tecnicamente sofisticate.

La macchina condiziona i risultati non solo per quanto riguarda le possibilità operative (difficile fotografare quanto le dimensioni sono esagerate o quando il mezzo permette un solo scatto) ma anche ogni strumento di ripresa ha un suo particolare modo ottimale di ripresa che dipende da tante varianti: dal foro (dalle sue dimensioni), dalla focale, dal tipo di supporto (negativo o carta).

Insomma, ogni macchina dotata di foro ha un proprio modus ottimale di ripresa che l’utilizzatore deve prima riconoscere e poi continuamente applicare.

E tale non è altro che il citato spazio stenopeico che, fisicamente, può esser individuato tra il foro e la superficie della pellicola (o della carta) , all’interno e non all’esterno della macchina.

Ciò può sembrare paradossale ma un esame anche superficiale di tutte immagini eseguite con questa tecnica rivelano una consequenzialità assoluta tra mezzo di ripresa e risultato: solo con quella macchina è possibile avere quella particolare immagine, non solo in termini di tono e di cromia, di campitura, di rapporto e distribuzione delle masse.

Dopo l’individuazione di uno primo spazio meramente tecnico , ecco che fa capolino un secondo spazio stenopeico, quello che appartiene al fotografo ed attiene al suo rapporto-dialogo con il reale.

Dopo essersi proiettato dal foro alla superficie sensibile e ritorno - all’interno della macchina da ripresa - lo spazio detta la propria legge all’esterno, condizionando e percependo l’operatore nel suo flusso di vita applicato alla fotografia.

Condizionare: il fotografo è assolutamente legato alla specifica forma della visione stenopeica e non può prescindere da essa.

Percepire: tra foro e operatore vi è una reciproca influenza, il più delle volte estremamente sottile; sembra quasi che una situazione superficiale, un luogo inappropriato, una soluzione forzata non siano gradite al foro che reagisce brutalmente negando ogni risultato valido.

Per cui , qualcosa deve condurre il fotografo nell’individuazione con lo spazio stenopeico : riecco l’empatia , la relazione affettiva con l’altro da sé, sia essa persona o cosa o comunque realtà.

Ma, facendo un passo indietro, dobbiamo sempre pensare che non c’è la lente e, quindi, alcuna mediazione vi è con il reale: il contatto è diretto, quasi tattile.

E, per tale motivo, lo stenopeico sembra percepire (ancora questo termine che sembra inappropriato per qualcosa che sembra meramente tecnico) la realtà nella sua interezza e soprattutto, nell’assoluta transitorietà.

Allo stenopeico il tempo come istante non interessa: non deve confrontarsi con momenti decisivi veri o falsi che siano; capisce l’assoluta equivalenza di qualunque momento rispetto ad un altro e rivela lo stato delle cose, in una prospettiva assolutamente simbolica; opera (a causa dei tempi di esposizione spesso molto lunghi) in una situazione di tempo dilatato nella quale il passato non è ancora passato ed il presente non è del tutto presente.

E, ancora, lo stenopeico percepisce la carica emotiva del fotografo nei confronti della realtà e se ne appropria, caricando l’immagine di un plusvalore spesso inatteso; fotografo e stenopeico diventano un’unica entità .

Con questi riferimenti si possono capire le immagini stenopeiche attuali: ma il discorso non sarebbe completo se non si facesse mente locale a questa fotografia come ad una “fotografia dell’oscurità”.

Il nero catramoso accanto a bagliori accecanti, il tono basso, una specie di tunnel visivo dato dalla caduta della luce verso i bordi dell’immagine, i soggetti criptici e quelli che fanno pensare alla morte, l’incertezza della visione, conferiscono una patina misteriosa a queste icone segnate da qualità oniriche e magiche, riconducibili ad un fitto dialogo con gli archetipi della nostra memoria individuale o collettiva.

Foro negletto“ secondo J.H. Wandell e “Crudele spazio stenopeico“ secondo Paolo Gioli e, come tutta “La Fotografia, per le sue due origine extra-umane, al punto di congiunzione dell’arte e della filosofia”, secondo Jean-Claude Lemagny.

Massimo Stefanutti ©









Articolo Articolo  Storico Storico Stampa Stampa
 Home page © Copyright 2003 - 2024 Tutti i diritti riservati.